LA CHIESA PARROCCHIALE DEI
SS. PIETRO E PAOLO
(Parte seconda - Gli altari
laterali)
I testi ed alcune immagini di
questa sezione sono tratti dal volume:
S.Guerini-A.Lanzoni - Le
Chiese di Verolavecchia - Parrocchia Verolavecchia, 1990
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Il presbiterio e l'altar
maggiore
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L'altare dei Morti o delle
Anime Purganti
L'importante soasa a struttura
architettonica segue il gusto che si diffonde nel Bresciano dopo l'innalzamento
degli altari di S. Maria della Pace, firmati dal Massari.
Il disegno di questa monumentale
architettura, nella quale la cromia naturale dei marmi è usata in funzione della
resa plastica, si deve forse al Carboni che, oltre alla documentata
progettazione dell'altar maggiore, deve aver fornito indicazioni anche per tutte
le altre opere in marmo del-la chiesa di Verolavecchia.
È interessante notare come nella
scelta dei colori, oltreché dei disegni, delle soase di tutta la chiesa ci si
sia attenuti ad una gamma cromatica rigorosamente simmetrica, impiegando per le
profilature il Carrara e per le specchiature il Verde antico nei quattro altari
esterni e nell'altar maggiore, ed il Rosso di Francia per i due altari centrali
della navata.
Anche in questo vi è un preciso
riferimento alla chiesa della Pace di Brescia che ha i due altari centrali in
marmo verde e gli estremi m marmo violetto.
Un orientamento di questo tipo ha
contribuito non poco a dare omogeneità e compostezza alla chiesa e a formare
quel suo fascino di armoniosa purezza.
Sante Cattaneo (Salò 1739 -
Brescia 1819).
Le Anime purganti. olio su tela, cm. 365x190.
La pala dell'altare è opera di
Sante Cattaneo a cui si devono anche quasi tutte le altre tele della chiesa, e
si può datare in base ai documenti d’archivio intorno al 1780-85.
Il dipinto possiede
un’impostazione ariosa e ben articolata e contrappunta con misura la rigida
solennità della soasa marmorea.
Il pittore si è in parte ispirato
al quadro di analogo soggetto lasciato dal Carloni nella parrocchiale di
Orzivecchi.
L'erezione di uno specifico altare
dei Morti costituiva una sorta di riparazione all'occupazione dell'antico
Cimitero che il nuovo edificio della chiesa aveva compiuto.
L'altare di S. Carlo Borromeo
Dell'altare seguente, intitolato a
S. Carlo Borromeo, i documenti dell’Archivio parrocchiale non parlano molto, ma
c'é da supporre che si debba allo stesso artefice che eseguì l'antistante e pressochè identico altare della Madonna del Rosario.
Sante Cattaneo (Salò 1739 -
Brescia 1819).
S. Carlo comunica S. Luigi
Gonzaga, olio su tela cm. 285x190.
la pala manifesta una certa
rigidità e durezza nelle ombre e si deve forse collocare nella fase giovanile
del pittore, intorno al 1770, anche se i documenti fissano intorno al 1789 la
conclusione delle opere di costruzione dell’altare.
In ogni caso si coglie nel dipinto
il brio e la grande vena del Cattaneo che qui manifesta la sua inconfondibile
derivazione dallo Scalvini.
La tradizionale devozione
bresciana per S. Cario trova maggior vigore nel territorio verolese a causa
della parentela che intercorreva tra i Borromeo ed i Gambara di Verolanuova.
Infatti la contessa Taddea dal
Verme, vedova del conte Lucrezio Gambara sposò in seconde nozze il padre di S.
Carlo e quindi i conti Gambara divennero fratellastri del Santo Cardinale.
La scelta iconografica della
Comunione di S. Luigi Gonzaga deriva invece dal grande interesse che nella
seconda metà del Settecento il clero bresciano rivolse agli Oratori ed alla
educazione della gioventù.
L'altare della Santa Croce
Il successivo altare è dedicato
alla Santa Croce e presenta una soasa disegnata ancora dal Carboni.
Nel tabernacolo, aggiunto nel 1814
per custodire le reliquie della Croce e costruito dal marmorino Palazzi di
Rezzato, si conservano due pregevoli reliquiari.
Il più importante, e più recente,
alto cm. 59 presenta due punzoni con le lettere PA (Pietro Arici) e un punzone
con la lettera B ed il leone rampante (Zecca di Brescia).
Nella teca di cristallo sono
contenuti due frammenti lignei di discrete dimensioni, legati a croce latina.
Il reliquiario è della seconda
metà del Settecento, opera preziosa di un barocchetto elegante ed elaborato, ma
la reliquia, viste le grandi dimensioni che si differenziano da quelle solite
delle reliquie del sec. XVIII, dovrebbe essere ben più antica.
La Scuola della Santa Croce esiste
infatti in Verolavecchia fin dalla fine del Quattrocento e già allora in paese
si doveva conservare questa reliquia che è tra le più grandi ed antiche del
Bresciano e che forse può risalire addirittura alle Crociate.
Nel tabernacolo si conserva anche
un secondo reliquiario, della prima metà del Settecento alto cm. 35,5, con il
punzone BV ripetuto due volte.
Nella teca vi sono alcune schegge
di legno applicate su di un pezzo di carta e disposte in modo da formare una
croce.
Le dimensioni di queste reliquie
rientrano nella norma della particelle settecentesche della Croce (Bagnolo,
Borgo S. Giacomo).
Sante Cattaneo (Salò 1739 -
Brescia 1819).
Il Crocifisso,
olio su tela cm. 365x190.
La pala dell'altare è stata
dipinta nel 1770 e raccoglie una serie di simboli biblici, suggeriti
evidentemente dal parroco committente don Semenzi: il Cristo, nel contorcersi
sulla croce, ricorda il serpente di bronzo eretto da Mosè nel deserto ed ai suoi
piedi sono posti una mela ed il serpente. simboli del peccato originale, mentre
in lontananza si vedono Adamo ed Eva che escono dai sepolcri.
Bernardino Carboni (Brescia 1726 -
dopo 1786)
S. Costantino? e S. Elena?, statue in stucco ai lati dell'altare
della Croce.
Il bisogno di contenere le spese -
due sculture in marmo avrebbero significato un onere quasi doppio rispetto a
quello che si era incontrato per costruire tutto l'altare in pietra - e il
desiderio di vedere presto finito il complesso scenografico della soasa,
spinsero il parroco don Semenzi a commissionare al Carboni l'esecuzione in
stucco di queste due statue che da lontano danno l'impressione di essere di
marmo.
Nonostante il materiale povero, le
sculture manifestano la grande abilità compositiva ed il fare sciolto e mosso
del Carboni che si sposano magnificamente con la pittura del Cattaneo, fatta pur
essa di sussulti e di spezzature. Per queste due opere la datazione dovrebbe
cadere non troppo lontano del 1770, anno di allogazione della pala al Cattaneo.
L'altare del SS. Sacramento
Proseguendo la visita, sulla parte
di sinistra della navata, subito dopo l'altar maggiore, incontriamo l'altare del
Santissimo Sacramento.
Il paliotto, della prima metà del Settecento, é ancora
quello che c'era nella vecchia parrocchiale, mentre il disegno della soasa si
deve forse al Carboni. Ancora recuperate dalla vecchia chiesa sono le statue in
marmo della Fede e della Speranza, opera di un artista che manifesta un gusto di
sapore tedesco con un allungamento esasperato delle figure.
Francesco Savanni (Brescia
1723-1772)
L'Ultima Cena, olio su tela cm 365x190;
firmato e datato: Francis. us Sauani Pinx: 1771/Brixiae.
La tela, che era in pessime condizioni e che presentava, oltre agli oscura-menti
per lo sporco e la polvere, una fitta serie di strappi, é stata restaurata in
modo impeccabile dalla Cooperativa Techne di Botticino.
Costituisce un tassello
importante per studiare l'ultima fase dell'opera del Savanni, uno dei piú
prestigiosi pittori bresciani del Settecento, purtroppo morto ancor in giovane
età e tragicamente. Nell'opera verolese si nota quella semplificazione della
pittura tipica dell'estrema attività dell'artista che svolge le figure con masse
di colore quasi piatte.
É interessante osservare come i Deputati alla fabbrica,
già impegnati con i dipinti eseguiti nel 1770 dal Cattaneo, si siano rivolti per
il più importante quadro della Scuola del Santissimo ad un altro pittore, con
ogni probabilità perché stimavano il Savanni migliore del più giovane artista
salodiano.
L'altare della Madonna del Rosario
La soasa ed il paliotto sono stati
eseguiti su disegno di Francesco Merici o Merisi nel 1780: é probabile però che
questo sia il nome del marmorino - visto che per ora, in base alla
documentazione in nostro possesso, il Merisi risulta per lo più esecutore di
opere in marmo - e che il vero progettista dell'altare sia il Carboni.
Infatti la presenza del Carboni
nelle opere di costruzione di quest'altare è provata dai due Angeli del
basamento della statua della Madonna, pagati nel 1776.
Il Cattaneo nel 1775 dipingeva, su
"padelle di rame" acquistate nel rinomato negozio dei Bonalda di Brescia, i
quindici misteri del Rosario, briosissimi e luminosissimi, e la bella tela
centinata che costituiva la "tendina" per ricoprire durante l'anno la statua
della Madonna.
L'antica immagine era un manichino
a braccia mobili da vestire: si conserva in soffitta ed é stata purtroppo
sostituita nel 1935 con una scultura del Vinatzer di Ortisei.
L'altare di S. Angela Merici
L'altare di S. Angela Merici.
L'altare venne eretto quando ancora Angela Merici era Beata e testimonia la
vivacissima attività delle Dimesse verolesi che vantano una delle più antiche e
numerose Case della Diocesi.
Il disegno della struttura é forse
del Carboni, mentre le balaustre provengono dalla vecchia parrocchiale.
Sante Cattaneo (Saló 1739 -
Brescia 1819)
S. Angela Merici in estasi, olio su tela, cm. 325x190.
La pala é stata dipinta intorno al
1780 e manifesta ancora il primo stile del pittore più ricco di spezzature e
irregolarità rispetto alla sua maniera tarda. L'immagine di S. Angela é assai
vicina a quella che l'artista dipinse per la parrocchiale di Rovato nel 1779.
Di notevole interesse é il bel
brano paesaggistico sullo sfondo a sinistra (una veduta di Salò o Desenzano),
mentre il libro della Regola, artisticamente spalancato in terra a destra,
costituisce un piacevole inserto di pittura della realtà.
Il Trofeo della Croce
Nella prima cappella alla sinistra
di chi entra é posto L'apparato in legno dorato ideato per portare
processionalmente la reliquia della Santa Croce. E un lavoro di notevole qualità
ed eleganza, disegnato dal pittore Vittorio Trainini nel 1935 e realizzato nel
1954 dalla ditta Poisa di Brescia, erede e continuatrice dell'artistica
operosità delle rinomate botteghe dei Carboni e del Simoni.
Il cancelletto in ferro battuto
che chiude la cappella proviene dalla trasformata chiesa della Disciplina in
Castello.
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