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LA CHIESA PARROCCHIALE DEI SS. PIETRO E PAOLO

(Parte seconda - Gli altari laterali)

 

 


I testi ed alcune immagini di questa sezione sono tratti dal volume:

S.Guerini-A.Lanzoni - Le Chiese di Verolavecchia - Parrocchia Verolavecchia, 1990


 

  1. L'Altare dei Morti o delle Anime Purganti

  2. L'Altare di S. Carlo Borromeo

  3. L'Altare della S. Croce

  4. Il presbiterio e l'altar maggiore

  5. L'Altare del SS. Sacramento

  6. L'Altare della Madonna del Rosario

  7. L'Altare di S. Angela Merici

  8. Il Trofeo della Croce


 

L'altare dei Morti o delle Anime Purganti

L'importante soasa a struttura architettonica segue il gusto che si diffonde nel Bresciano dopo l'innalzamento degli altari di S. Maria della Pace, firmati dal Massari.

Il disegno di questa monumentale architettura, nella quale la cromia naturale dei marmi è usata in funzione della resa plastica, si deve forse al Carboni che, oltre alla documentata progettazione dell'altar maggiore, deve aver fornito indicazioni anche per tutte le altre opere in marmo del-la chiesa di Verolavecchia.

È interessante notare come nella scelta dei colori, oltreché dei disegni, delle soase di tutta la chiesa ci si sia attenuti ad una gamma cromatica rigorosamente simmetrica, impiegando per le profilature il Carrara e per le specchiature il Verde antico nei quattro altari esterni e nell'altar maggiore, ed il Rosso di Francia per i due altari centrali della navata.

Anche in questo vi è un preciso riferimento alla chiesa della Pace di Brescia che ha i due altari centrali in marmo verde e gli estremi m marmo violetto.

Un orientamento di questo tipo ha contribuito non poco a dare omogeneità e compostezza alla chiesa e a formare quel suo fascino di armoniosa purezza.

 

Sante Cattaneo (Salò 1739 - Brescia 1819).

Le Anime purganti. olio su tela, cm. 365x190.

La pala dell'altare è opera di Sante Cattaneo a cui si devono anche quasi tutte le altre tele della chiesa, e si può datare in base ai documenti d’archivio intorno al 1780-85.

Il dipinto possiede un’impostazione ariosa e ben articolata e contrappunta con misura la rigida solennità della soasa marmorea.

Il pittore si è in parte ispirato al quadro di analogo soggetto lasciato dal Carloni nella parrocchiale di Orzivecchi.

L'erezione di uno specifico altare dei Morti costituiva una sorta di riparazione all'occupazione dell'antico Cimitero che il nuovo edificio della chiesa aveva compiuto.

 

 

 


L'altare di S. Carlo Borromeo

Dell'altare seguente, intitolato a S. Carlo Borromeo, i documenti dell’Archivio parrocchiale non parlano molto, ma c'é da supporre che si debba allo stesso artefice che eseguì l'antistante e pressochè identico altare della Madonna del Rosario.

 

Sante Cattaneo (Salò 1739 - Brescia 1819).

S. Carlo comunica S. Luigi Gonzaga, olio su tela cm. 285x190.

la pala manifesta una certa rigidità e durezza nelle ombre e si deve forse collocare nella fase giovanile del pittore, intorno al 1770, anche se i documenti fissano intorno al 1789 la conclusione delle opere di costruzione dell’altare.

In ogni caso si coglie nel dipinto il brio e la grande vena del Cattaneo che qui manifesta la sua inconfondibile derivazione dallo Scalvini.

La tradizionale devozione bresciana per S. Cario trova maggior vigore nel territorio verolese a causa della parentela che intercorreva tra i Borromeo ed i Gambara di Verolanuova.

Infatti la contessa Taddea dal Verme, vedova del conte Lucrezio Gambara sposò in seconde nozze il padre di S. Carlo e quindi i conti Gambara divennero fratellastri del Santo Cardinale.

La scelta iconografica della Comunione di S. Luigi Gonzaga deriva invece dal grande interesse che nella seconda metà del Settecento il clero bresciano rivolse agli Oratori ed alla educazione della gioventù.

 


L'altare della Santa Croce

Il successivo altare è dedicato alla Santa Croce e presenta una soasa disegnata ancora dal Carboni.

Nel tabernacolo, aggiunto nel 1814 per custodire le reliquie della Croce e costruito dal marmorino Palazzi di Rezzato, si conservano due pregevoli reliquiari.

Il più importante, e più recente, alto cm. 59 presenta due punzoni con le lettere PA (Pietro Arici) e un punzone con la lettera B ed il leone rampante (Zecca di Brescia).

Nella teca di cristallo sono contenuti due frammenti lignei di discrete dimensioni, legati a croce latina.

Il reliquiario è della seconda metà del Settecento, opera preziosa di un barocchetto elegante ed elaborato, ma la reliquia, viste le grandi dimensioni che si differenziano da quelle solite delle reliquie del sec. XVIII, dovrebbe essere ben più antica.

La Scuola della Santa Croce esiste infatti in Verolavecchia fin dalla fine del Quattrocento e già allora in paese si doveva conservare questa reliquia che è tra le più grandi ed antiche del Bresciano e che forse può risalire addirittura alle Crociate.

Nel tabernacolo si conserva anche un secondo reliquiario, della prima metà del Settecento alto cm. 35,5, con il punzone BV ripetuto due volte.

Nella teca vi sono alcune schegge di legno applicate su di un pezzo di carta e disposte in modo da formare una croce.

Le dimensioni di queste reliquie rientrano nella norma della particelle settecentesche della Croce (Bagnolo, Borgo S. Giacomo).

 

Sante Cattaneo (Salò 1739 - Brescia 1819).

Il Crocifisso, olio su tela cm. 365x190.

La pala dell'altare è stata dipinta nel 1770 e raccoglie una serie di simboli biblici, suggeriti evidentemente dal parroco committente don Semenzi: il Cristo, nel contorcersi sulla croce, ricorda il serpente di bronzo eretto da Mosè nel deserto ed ai suoi piedi sono posti una mela ed il serpente. simboli del peccato originale, mentre in lontananza si vedono Adamo ed Eva che escono dai sepolcri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bernardino Carboni (Brescia 1726 - dopo 1786)

S. Costantino? e S. Elena?, statue in stucco ai lati dell'altare della Croce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bisogno di contenere le spese - due sculture in marmo avrebbero significato un onere quasi doppio rispetto a quello che si era incontrato per costruire tutto l'altare in pietra - e il desiderio di vedere presto finito il complesso scenografico della soasa, spinsero il parroco don Semenzi a commissionare al Carboni l'esecuzione in stucco di queste due statue che da lontano danno l'impressione di essere di marmo.

Nonostante il materiale povero, le sculture manifestano la grande abilità compositiva ed il fare sciolto e mosso del Carboni che si sposano magnificamente con la pittura del Cattaneo, fatta pur essa di sussulti e di spezzature. Per queste due opere la datazione dovrebbe cadere non troppo lontano del 1770, anno di allogazione della pala al Cattaneo.

 


L'altare del SS. Sacramento

Proseguendo la visita, sulla parte di sinistra della navata, subito dopo l'altar maggiore, incontriamo l'altare del Santissimo Sacramento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il paliotto, della prima metà del Settecento, é ancora quello che c'era nella vecchia parrocchiale, mentre il disegno della soasa si deve forse al Carboni. Ancora recuperate dalla vecchia chiesa sono le statue in marmo della Fede e della Speranza, opera di un artista che manifesta un gusto di sapore tedesco con un allungamento esasperato delle figure.

 

Francesco Savanni (Brescia 1723-1772)

L'Ultima Cena, olio su tela cm 365x190;

firmato e datato: Francis. us Sauani Pinx: 1771/Brixiae.


La tela, che era in pessime condizioni e che presentava, oltre agli oscura-menti per lo sporco e la polvere, una fitta serie di strappi, é stata restaurata in modo impeccabile dalla Cooperativa Techne di Botticino.

Costituisce un tassello importante per studiare l'ultima fase dell'opera del Savanni, uno dei piú prestigiosi pittori bresciani del Settecento, purtroppo morto ancor in giovane età e tragicamente. Nell'opera verolese si nota quella semplificazione della pittura tipica dell'estrema attività dell'artista che svolge le figure con masse di colore quasi piatte.

É interessante osservare come i Deputati alla fabbrica, già impegnati con i dipinti eseguiti nel 1770 dal Cattaneo, si siano rivolti per il più importante quadro della Scuola del Santissimo ad un altro pittore, con ogni probabilità perché stimavano il Savanni migliore del più giovane artista salodiano.

 


L'altare della Madonna del Rosario

La soasa ed il paliotto sono stati eseguiti su disegno di Francesco Merici o Merisi nel 1780: é probabile però che questo sia il nome del marmorino - visto che per ora, in base alla documentazione in nostro possesso, il Merisi risulta per lo più esecutore di opere in marmo - e che il vero progettista dell'altare sia il Carboni.

Infatti la presenza del Carboni nelle opere di costruzione di quest'altare è provata dai due Angeli del basamento della statua della Madonna, pagati nel 1776.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Cattaneo nel 1775 dipingeva, su "padelle di rame" acquistate nel rinomato negozio dei Bonalda di Brescia, i quindici misteri del Rosario, briosissimi e luminosissimi, e la bella tela centinata che costituiva la "tendina" per ricoprire durante l'anno la statua della Madonna.

L'antica immagine era un manichino a braccia mobili da vestire: si conserva in soffitta ed é stata purtroppo sostituita nel 1935 con una scultura del Vinatzer di Ortisei.

 


L'altare di S. Angela Merici

L'altare di S. Angela Merici. L'altare venne eretto quando ancora Angela Merici era Beata e testimonia la vivacissima attività delle Dimesse verolesi che vantano una delle più antiche e numerose Case della Diocesi.

Il disegno della struttura é forse del Carboni, mentre le balaustre provengono dalla vecchia parrocchiale.

 

Sante Cattaneo (Saló 1739 - Brescia 1819)

S. Angela Merici in estasi, olio su tela, cm. 325x190.

La pala é stata dipinta intorno al 1780 e manifesta ancora il primo stile del pittore più ricco di spezzature e irregolarità rispetto alla sua maniera tarda. L'immagine di S. Angela é assai vicina a quella che l'artista dipinse per la parrocchiale di Rovato nel 1779.

Di notevole interesse é il bel brano paesaggistico sullo sfondo a sinistra (una veduta di Salò o Desenzano), mentre il libro della Regola, artisticamente spalancato in terra a destra, costituisce un piacevole inserto di pittura della realtà.

 

 

 

 

 

 


Il Trofeo della Croce

Nella prima cappella alla sinistra di chi entra é posto L'apparato in legno dorato ideato per portare processionalmente la reliquia della Santa Croce. E un lavoro di notevole qualità ed eleganza, disegnato dal pittore Vittorio Trainini nel 1935 e realizzato nel 1954 dalla ditta Poisa di Brescia, erede e continuatrice dell'artistica operosità delle rinomate botteghe dei Carboni e del Simoni.

Il cancelletto in ferro battuto che chiude la cappella proviene dalla trasformata chiesa della Disciplina in Castello.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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  © Associazione Pro Loco Verolavecchia

a cura di Armando Barbieri

Ultimo aggiornamento: 27/06/2009